Nell’ambito della finanza alternativa, si sta sviluppando la possibilità di ricorrere al private equity. Ma di cosa si tratta?
Questa operazione consiste nell’introduzione, all’interno del capitale della società, di un fondo. Essa può essere strutturata come maggioranza o minoranza, con diverse conseguenze dal punto di vista del controllo.
La principale opportunità dell’operazione consiste nella possibilità di inserire una nuova figura nel capitale dell’azienda, soprattutto in caso di necessità di passaggio generazionale in mancanza di una figura in grado di continuare l’attività.
Le operazioni di private equity inoltre permettono un miglioramento dei risultati dell’azienda e una maggiore efficienza, attraverso un maggior focus sulle performance aziendali.
Ma quali sono i rischi a cui prestare attenzione?
Il principale risiede nel controllo. Nel caso di private equity come maggioranza infatti, il fondo ottiene il controllo della società attraverso un’operazione di leverage by out: viene costituita una nuova società che si indebiterà con le banche per realizzare l’acquisizione (acquisto di partecipazioni) e viene effettuata poi un’operazione di fusione per incorporazione tra le due realtà creatisi, al fine di far coincidere il rimborso del debito con i flussi di cassa necessari a tale scopo.
Nel caso di private equity come maggioranza inoltre, il fondo potrebbe avere delle pretese di governance (con la nomina ad esempio del CEO e del CFO) e potrebbe essere eccessivamente focalizzata sul suo obiettivo di rendimento e soprattutto sulla sua uscita dalla società (che avviene di solito dopo 5 anni).
Nel caso di private equity come minoranza invece, il fondo non ottiene il controllo della società, la cui gestione rimane saldamente in mano all’imprenditore; è opportuno tuttavia prestare attenzione alla rilevanza della partecipazione.
Pesare rischi e opportunità quindi, è questo il segreto per un’operazione di successo.