Eccoci alla terza delle quattro puntate relative alle cose che ogni imprenditore dovrebbe sapere prima di accendere un prestito, sostegno sempre più ricercato in questo periodo caratterizzato dal Covid-19. Negli approfondimenti precedenti, abbiamo capito quanto debito ci si può permettere in termini di ammontare massimo e quale durata dovrebbe avere un finanziamento, ma è adesso che arriviamo al nocciolo della questione, all’argomento che fa spesso mettere le mani nei capelli agli imprenditori. Di cosa stiamo parlando? Della restituzione del prestito ovviamente!
Quanto debito posso permettermi in termini di flusso di cassa assorbito? (Regola del Cash flow matching)
Abbiamo già detto che un imprenditore vincente è un imprenditore consapevole, capace di assumere scelte ragionate. Questo aspetto implica dare la giusta importanza a tutti gli aspetti legati alla gestione, tra cui spicca la generazione dei cash flow. Sono proprio tali flussi infatti, che permettono all’imprenditore di restituire il prestito contratto.
I flussi di cassa generati dalla gestione dovrebbero essere almeno pari agli importi di quota capitale e interessi che l’imprenditore deve restituire alla banca. Da questo quindi deriva che un’impresa può impegnarsi con un prestito solo per un importo inferiore ai flussi di cassa generati e disponibili a restituirlo.
Se l’impresa non dispone di adeguati cash flow e di conseguenza una buona liquidità infatti, rischierà di finanziarsi in modo improprio. Ma che significa? Significa che, ad esempio, verranno ritardati i pagamenti delle imposte o il versamento dell’IVA, non verranno investite risorse in aspetti che potrebbero incrementare l’efficienza dell’azienda o verrà aumentato il periodo di dilazione dei debiti con i fornitori. E tutto questo per cosa? Per aver fatto il passo più lungo della gamba e aver acceso un finanziamento che non ci può permettere.
Che fare allora?
Bisogna misurare i flussi di cassa, e imparare a calcolare gli indicatori finanziari che usano gli istituti di credito per valutarci, per esempio il DSCR, ossia il Debt Service Coverage Ratio, un indice che permette di misurare la capacità dell’azienda di restituire un prestito. Tale indicatore rappresenta il modo più veloce per verificare il requisito del Cash flow matching ed è per questo che viene usato dalle banche per determinare il rating delle aziende.
Un’indicazione dei valori di riferimento? L’azienda ha indicativamente una valutazione positiva se l’indice è superiore a 1,25, mentre rappresenta un segnale di crisi un indicatore inferiore a 1,1.
E voi, che DSCR avete?
Se volete capirlo con il nostro aiuto e sapere se siete imprenditori pronti e consapevoli, non esitate a contattarci e a prenotare una consulenza, anche online!